PresentazioneNei nostri intenti la Carta dei Servizi dell’IPAB “Opere Pie Riunite Pastore e San Pietro” di Alcamo non rappresenta un semplice adempimento legislativo, ma costituisce un fondamentale strumento di relazione che, superando la “normale” comunicazione obbligatoria, vuole presentare agli utenti, alle famiglie, alle Istituzioni del territorio i nostri servizi come espressione di vicinanza concreta alle persone. Questa scelta ci obbliga a definire in maniera chiara e semplice le attività e i principi sui quali si basa il nostro lavoro, mettendo al centro dell’attenzione le persone in difficoltà, in particolare i minori, e i loro familiari. La Carta dei Servizi rappresenta la forte volontà di proporre al territorio la qualità di strutture e prestazioni, la professionalità dei nostri operatori, con un occhio sempre più attento al lato umano di questa professionalità, nel tentativo di raggiungere un equilibrio che offra certezze nelle situazioni di disagio e assicuri tranquillità alle famiglie. Uno strumento, insomma, che ha lo scopo d’informare, ma non solo. Questa Carta dei Servizi è anche il mezzo che ci permette di sancire, coerentemente con la nostra mission e i nostri valori, un patto di fiducia con gli utenti, le loro famiglie, le Istituzioni, patto che idealmente e concretamente diventa strumento di protezione e tutela dei loro diritti, concretizzando gli obiettivi che ispirano e guidano il nostro lavoro. La Carta dei Servizi è il biglietto da visita dei servizi socio-assistenziali gestiti dall’IPAB, e’ la nostra mano tesa alla comunità locale, poiché crediamo fermamente che, insieme alle altre risorse presenti sul territorio, si possa veramente costruire una rete di impegno e di solidarietà capace di accogliere e sostenere i cittadini che si trovino a vivere una situazione di difficoltà. L’obiettivo dell’IPAB è il perseguimento di una costante qualità nell’erogazione dei servizi attraverso l’adeguamento alle necessità del territorio che sono in continuo cambiamento e all’approfondimento dei problemi che via via emergono, ponendo particolare attenzione ad una corretta individuazione del bisogno ed alla definizione delle modalità di risposta. Tutto questo realizzato nello spirito di servizio dell’IPAB, che oggi vive tutti i giorni nella volontà di onorare il proprio patto con coloro che ci affidano il compito di lenire il disagio e le esigenze di assistenza. Perché quello che ci sta più a cuore è fornire delle risposte alle difficoltà nel rispetto integrale della persona e di tutte le sue necessità.
Il Presidente
Dr. Savio Domenico Cangemi
Da utopia a realtà
Il filosofo Tommaso Moro scriveva nel 1516 di “Utopia”, l’isola che non c’è, un luogo irreale in cui si narra di un mondo perfetto, ma esistente solo nell’immaginario, poiché nella realtà la perfezione non esiste. Da allora, con il termine “utopista” si usa indicare qualcuno che appare “un sognatore”: in realtà l’utopista non è altro che un riformatore, uno che progetta e propone in netto anticipo ciò che in futuro migliorerà la condizione umana. Solo qualche anno fa poteva sembrare un sogno, un sogno chiamato spesso utopia, quello che anche in un paese del sud, dove la povertà è spesso un tunnel senza uscita in cui perdere dignità e speranza, possa esistere un posto dove le persone possano lavorare con onestà e dedizione e dove i bambini possano essere circondati da amore, quell’amore troppo spesso mancante nelle proprie vite. Oggi questo Ente testimonia che non di “luogo irreale” si parlava, bensì di un sogno possibile, da realizzare: permettere alle fasce deboli della popolazione, soprattutto ai bambini, di avere uguale dignità e di poter contare sull’accoglienzadi persone competenti e qualificate per i bisogni quotidiani e straordinari. Oggi le Opere Pie Riunite Pastore e San Pietro rappresentano “l’Isola che c’è”. Non è un mondo perfetto, non abbiamo tale pretesa, ma lavoriamo per un oggi e per un domani migliori. Grazie a chi ha creduto nelle nostre potenzialità, alle persone “illuminate” che in questi anni hanno gestito i servizi sociali del territorio, grazie al Comune di Alcamo, grazie all’Assessorato della Famiglia e delle Politiche Sociali della Regione Sicilia che ci ha sostenuto e ci affianca, grazie al Presidente dell’IPAB e al Consiglio di Amministrazione per averci sempre creduto, grazie alla macchina organizzativa che instancabile lavora per far rendere al meglio tutte le risorse a disposizione. Grazie a tutti gli operatori che ogni giorno, armati di umanità, pazienza, sensibilità e professionalità, fanno in modo che la giornata di ognuno dei nostri bambini sia migliore di ieri.
Il Direttore
Dr. Gaetano Adamo
Dalla parte dei bambini
I bambini di cui noi ci occupiamo hanno subito il doppio scacco, non hanno avuto nè la “mamma”, nè la “casa”; naturalmente ci riferiamo ad un piano simbolico, dove la mamma è generatrice di competenze affettive specifiche e la casa è intesa come abbraccio protettivo. Se nelle braccia della mamma si genera la vita, nella casa come in un immaginario cerchio protettivo, si cresce e si fanno crescere i nostri sogni. Si può recuperare ciò che è stato negato? Possono i servizi sociali, le istituzioni, la vita stessa risarcire e sanare le ferite dei nostri piccoli ospiti? E si può offrire un’altra possibilità ai genitori che hanno fallito il compito educativo ed affettivo? Può una nuova casa, una nuova figura di riferimento affettivo ed educativo ridare dignità alle famiglie, rispetto e spazio ai bimbi, per ricominciare un lento e faticoso cammino verso il benessere e l’autonomia? Noi operatori siamo convinti che, in famiglia o lontano da essa, è necessario e doveroso restituire ai bambini la fiducia non solo verso gli adulti, ma soprattutto nelle proprie infinite risorse. Se i due universi semantici, “mamma” e “casa”, rappresentano l’infinito mondo dei bimbi, la chiave del benessere e della crescita, noi non possiamo e non dobbiamo mai dimenticare, nell’ottica educativa e riabilitativa, il luogo, lo spazio e il tempo affettivo da cui essi arrivano, in sostanza non possiamo non includere nel progetto educativo la loro storia. Dopo l’accoglienza nei nostri servizi si apre per il bambino e per i servizi stessi un nuovo ciclo, fatto di storie da ricostruire, che si intersecano miracolosamente alle altre storie e ad altri sogni che popolano ogni comunità umana e, in particolar modo, una comunità di bambini. Dopo l’accoglienza arriva la consapevolezza che, per quanto fragile ed esposto al rischio, ogni bambino ha una miracolosa forza che lo porta ad essere protagonista della sua storia e che lo ha spinto, attraverso il pianto e la protesta, a ribaltare la sorte che gli era stata crudelmente assegnata, quella di vittima. Il dolore non riesce ad annientare l’istinto di vita, la disperazione difficilmente si cristallizza e, se ciò avviene, l’intervento riparatore deve tempestivamente attivarsi. Tutta qui la filosofia del nostro progetto, ricostruire una “casa”, recuperando la “mamma” e ridando vigore ad un appannato codice affettivo materno, non dimenticando mai che esiste, nella vita di ciascuno, anche un “padre”, cioè la presenza del reale, della regola sociale, del limite, del mondo vero, con il quale il bambino deve, prima possibile, ritornare a dialogare.
L’Assistente sociale La Psicologa
Dr.ssa Maria Civiletti Dr.ssa Giuseppa Calandrino